31 Gennaio 2020

ZAHA HADID: un linguaggio architettonico di fluidità e natura


Donna, irakena, musulmana: Zaha Hadid è un’antesignana della emancipazione femminile  nel mondo arabo, anche se quel potere se lo era già preso con molto anticipo. Prima donna a vincere il Pritzker Prize nel 2004, Zaha Hadid è una delle figure più note dell’architettura contemporanea, apprezzata, ammirata per il suo stile versatile e suggestivo, di grande fascino e impatto.

Zaha Hadid

Nata a Bagdhad nel 1950, figlia di uno stimato e conosciuto industriale irakeno, ha la fortuna di nascere in una famiglia colta e di larghe vedute.

“I miei genitori mi hanno trasmesso la passione per la scoperta e non hanno mai distinto tra scienza e creatività”  Zaha Hadid

Si laurea  in matematica alla  American University di Beirut in Libano, per poi proseguire gli studi  a Londra laureandosi  nel 1972 in architettura alla Architectural Association School of Architecture, una delle principali scuole di architettura del Regno Unito nonché una delle università più prestigiose e competitive al mondo.

La ricerca di Zaha Hadid è finalizzata ad una architettura  che superi il paradigma cartesiano: l’abolizione dell’angolo retto e della simmetria.

 

LA FORMAZIONE E LO STILE

La sua formazione culturale appartiene in gran parte alla corrente decostruttivista che propone una spazialità continua, in cui l’uso di tutti gli elementi tradizionali si dissolvono in unica superficie fluida, in una pelle architettonica che si presenta con continue distorsioni, fratture e si sfrangia in un linguaggio di tipo organico.

I suoi progetti, liberi dalle coordinate cartesiane, diventano paesaggi fluttuanti.

“Sono sempre stata interessata al concetto di frammentazione e all’idea di astrazione ed esplosione, de-costruendo le idee della ripetitività e della produzione di massa”  Zaha Hadid, 2007

Tutta la sua architettura è basata sull’idea di frammentazione, di penetrazione dell’edificio stesso, liberandosi  dai concetti di gravità e sperimentando al di fuori dalle regole esistenti.

I concetti architettonici di Hadid, nati da una logica e da un metodo rigorosi e tuttavia liberati dalle restrizioni euclidee, hanno acquisito fattibilità grazie a un’altra rivoluzione industriale fondata sulla progettazione digitale e sulle macchine CNC (computer numerical control) cioè macchine a controllo numerico che hanno il vantaggio di ridurre i tempi e i costi di produzione oltre che una ripetibilità della lavorazione.

La sua architettura viene definita architettura parametrica: il parametricismo è una nuova corrente dell’architettura moderna che si propone di gestire delle geometrie complesse attraverso l’impiego di pochi elementi che sono tradotti in termini matematici.

“Quando il risultato guida il processo andremo sempre e solo dove siamo già stati. Se, invece, il processo guida il risultato, potremmo non sapere dove stiamo andando ma sapremo di essere nella direzione giusta”.(Bruce Mau,  Incomplete Manifesto for Growth, 1982)

Bruce Mau

“Il mio primo lavoro era influenzato dalle prime avanguardie russe; in particolare dalle opere di Kasimir Malevich – è stata una delle prime influenze, come rappresentante della moderna intersezione d’avanguardia tra arte e design. Malevich ha scoperto l’astrazione come principio sperimentale che può spingere il lavoro creativo a livelli d’inventiva mai visti prima; questo lavoro astratto mi ha permesso grandi livelli di creatività” Zaha Hadid

Per Zaha Hadid la pittura ha un ruolo estremamente importante nella sua formazione, viene  affascinata dalle avanguardie artistiche come Malevich, Mondrian e Rietveld, da tutto il movimento della Bauhaus e dal tardo costruttivismo russo.

Zaha Hadid ha sempre amato dipingere e disegnare, il disegno è alla base della sua progettazione, i suoi dipinti  presentano una disarticolazione delle forme concepite come una frammentazione di segni, con  geometrie sovrapposte ed una spazialità sottolineata dall’uso del colore.

L’ARCHITETTURA PARAMETRICA

Progettazione parametricamodellazione algoritmica design generativo  sono le parole chiave di un nuovo paradigma in grado di rispondere alla crescente complessità dei problemi progettuali attraverso un approccio alternativo, che colloca in una prospettiva diversa i ruoli consolidati di processo e risultato e vede nel computer il naturale alleato, ma non la ragion d’essere.

Nel 2007 Zaha Hadid con il Nordpark Cable Railway Stations, la rete di quattro stazioni a supporto della funicolare di Innsbruck, aveva sperimentato, con successo, l’architettura parametrica. Le stazioni,  con coperture curve e riflettenti simili a nuvole di vetro, vanno ad integrarsi completamente nel paesaggio.

Nord Park Cable Railway Stations – Innsbruck – Zaha Hadid 2007

Il Galaxy Soho a Hong Kong è un altro perfetto esempio dell’architettura parametrica di Hadid, inaugurato nel 2012 è una composizione fluida formata da cinque volumi continui che si fondono uno nell’altro in tutte le direzioni, creando un profondo senso di immersione e avvolgimento.

Viene così generata un’architettura panoramica senza angoli che possano spezzare la fluidità della composizione formale dominata dalla continuità della linea curva.

 

Altro suo elemento caratterizzante è quello di creare sempre uno stretto legame con il territorio, le sue architetture sembrano flussi di energia che si inseriscono nel paesaggio urbano.

L’uso del cemento liscio bianco a vista diventerà la cifra stilistica di tutti i suoi progetti. Questo materiale dalla superficie plastica le permette di realizzare la sua architettura quasi fosse una scultura.

Un esempio perfetto di questo suo modo di concepire l’architettura è il Centro Culturale Heydar Aliyev a Baku in Azerbaijan, inaugurato il 18 giugno 2015. Questa forma fluida collega i vari spazi culturali, conferendo allo stesso tempo ad ogni elemento una propria identità. La superficie del terreno su cui sorge il museo si piega e si fonde con l’esterno diventandone sia nuova estensione che parte integrante, mentre delle rampe collegano il pIano terra con i piani superiori.

Heydar Aliyev Center – Baku -Azerbaijan – 2015 – Zaha Hadid

Al di là della rigida tettonica delle prime opere, passando per la fluidità ininterrotta dell’hotel Puerta America, la diagonale diventa una metafora per l’atto di far esplodere lo spazio, di mettere in dubbio i presupposti più essenziali e ovvi dell’architettura.

Il Silken Hotel Puerta America a Madrid del 2005, diventa la consacrazione di quell’architettura organica che sarà poi l’architettura di tutta la sua carriera.

Tutto il percorso è fluido, liquido, dagli spazi comuni agli arredi. I nuovi materiali termoplastici le consentono anche negli arredi di dare la medesima continuità di forme.

“Hadid appartiene a una generazione di progettisti formatisi sotto la guida di docenti che non potevano – o non volevano – costruire. Per loro l’architettura era confinata alla carta, era una speculazione critica sul suo destino e il suo ruolo in un clima ostile. La conquista più grande della Hadid è proprio aver cambiato questo quadro. L’avanguardia considera ancora con un certo sospetto i compromessi che il costruire nel mondo reale comporta: ma il suo Contemporary Arts Center di Cincinnati appena inaugurato è una prova convincente che la sua esplosiva visione dello spazio è capace di trasformarsi, senza minimamente rinunciare alle proprie ambizioni, in una vera architettura, funzionale a un luogo e a un compito specifico”.(Deyan Sudjic)

“Al principio di tutto c’è la diagonale che ha generato il concetto d’esplosione che ridà forma allo spazio: una scoperta importante.” Zaha Hadid

Questa “esplosione che ridà forma allo spazio“ a cui fa riferimento l’artista è assai evidente nei suoi disegni e dipinti del 1983, eseguiti per il progetto del The Peak di Hong Kong,  hotel futuristico e mai realizzato ma pietra miliare per l’architettura contemporanea.

Zaha Hadid – Hong Kong Peak Explosion
@Zaha Hadid Foundation

IL MAXXI DI ROMA

Il  MAXXI di Roma soppianta la nozione di museo come “oggetto” o entità singola, prevedendo invece un “campo architettonico di edifici” accessibile a tutti, privo di confini definiti tra ciò che “è dentro” e ciò che “è fuori”. Al centro di questa impostazione – la sua forza primigenia – sta una confluenza di linee – pareti che si intersecano e divergono continuamente per creare gli spazi interni ed esterni.” Zaha Hadid

“Nel cucire la circolazione del complesso con il contesto urbano, l’edificio condivide una dimensione pubblica con la città, sovrapponendo percorsi tortuosi e spazi aperti. Oltre a questi rapporti relativi alla circolazione gli elementi architettonici sono allineati geometricamente con le griglie urbane che si incontrano nel sito.” Zaha Hadid

Il MAXXI (acronimo di Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) di Roma, è un progetto iniziato nel 1998 e terminato, solo parzialmente rispetto al progetto originario, nel 2010. Il progetto segna la svolta definitiva dello stile Hadid. Realizzato su una superfice interna di 27.000 mq. si sviluppa su tre livelli in una serie di fluide costruzioni a nastro  orizzontali. La stessa Hadid ha sempre  definito il MAXXI un “progetto non finito”, nonostante ciò ha vinto il premio Stirling Prize 2010.

Cemento, vetro, metallo, il bianco, il nero e il grigio sono gli elementi caratterizzanti del MAXXI. La forma liquida, concepita come ha dichiarato Hadid: “un delta con vari fiumi” è data dalle superfici in calcestruzzo curve, idea museale innovativa ed altrettanto contestata all’epoca.

I fluidi spazi interni dialogano con quelli esterni, in una completa opposizione al vecchio concetto museale e alla rigida distinzione di zone e sale separate.

I TRE ELEMENTI

Terra, aria acqua: i tre elementi che hanno sempre ispirato il lavoro di Zaha Hadid, dalle architetture stratificate a quelle fluide, dove sembra volersi incanalare il vento del deserto o qualche nascosta corrente marina, alle costruzioni che ricordano le grandi navi che solcano gli oceani.

“Sin dall’inizio ho pensato all’architettura in una forma differente. Sapevo quello che volevo fare e quello che dovevo disegnare, ma non potevo farlo nel modo convenzionale.” Zaha Hadid

Nelle sue architetture i pilastri perdono la loro consistenza monolitica, le colonne hanno delle particolari angolazioni che eliminano l’uniformità dello spazio,  accentuato dalla eliminazione delle divisioni interne, le pareti sono spesso senza infissi, l’illuminazione segue percorsi che fungono da linee di luce che seguono il movimento e danno la sensazione di un continuo dinamismo.

L’architettura di Zaha Hadid trae ispirazione dalla tettonica, concependola come strati geologici sovrapposti che generano all’interno delle cavità abitabili. Una sua caratteristica  è quella di creare un involucro che sembra scavato nello spazio.

Come nel caso del Guangzhou Opera House, in Cina. Inaugurata nel 2010, la mega struttura è posizionata in uno dei punti strategici della città; il progetto è costituito da due massi gemelli concepiti a forma di diamante.

L’interno dell’auditorium  è un susseguirsi di elementi che sembrano scavati nel fondale marino in una sorta di metafora del mare, quasi si trattasse di una grotta magica.

oppure come la Stazione di Afragola, nei pressi di Napoli, la cui impressione di fluidità e movimento è accentuata dal disegno dell’ambiente interno che sembra scavato in una massa preesistente.

Nel Roca London Gallery il tema dominante è l’acqua. Hadid utilizza la metafora dell’acqua in movimento immaginando una galleria erosa dall’acqua, con gli ingressi dalle forme organiche.

Per Zaha Hadid un organismo architettonico  deve avere una sua valenza estetica e una visione sempre mutevole da ogni punto di vista.

Il London Aquatic Centre del 2012, il nuovo parco dello sport a Londra, ha  una copertura curvilinea che si estende oltre il perimetro vetrato e suggerisce l’immagine di una grande onda.

 

“C’era solo una norma, e cioè che l’edificio originale doveva essere conservato. Non c’erano altri requisiti imposti per il posizionamento del nuovo edificio. La giuria era quindi piacevolmente sorpresa quando i cinque candidati selezionati hanno tutti optato per una struttura moderna sopra l’edificio originale. Tutti hanno combinato il nuovo con il vecchio, ma il progetto di Zaha Hadid Architects è stato il più brillante.” Marc Van Peel, presidente del porto di Anversa.

Un esplicito riferimento al tema dell’acqua è l’Anversa Port House, terminato nel 2016 poco dopo la sua morte improvvisa, dalla forma di una nave con la prua rivolta verso il mare.

In quest’opera è evidente il grande omaggio che Zaha Hadid ha voluto fare alla città attraverso due differenti metafore: con la forma della nave ha voluto richiamare l’antica storia marittima di Anversa (secondo porto europeo dopo Rotterdam) e con la copertura esterna divisa in triangoli di vetro di diverso orientamento, è riuscita a creare l’effetto diamante, allusione ad Anversa “la città dei diamanti” capitale  mondiale della lavorazione dei diamanti.

Sempre l’acqua è il leit motiv del Centro Residenziale Hadid nel nuovissimo quartiere di Citylife a Milano. Le costruzioni sono concepite come un transatlantico di lusso, il suo progetto privilegia un andamento sinuoso delle facciate. I rivestimenti sono in cemento, alluminio e doghe di cedro canadese.

Gli elementi a nastro continuo dei terrazzi e delle finestre rafforzano ulteriormente l’immagine di un transatlantico.

Wangjing SOHO sono tre grattacieli curvi di altezze differenti, dalla forma fluida. Immaginati da Zaha Hadid come “montagne intrecciate” e vincitori del premio Emporis Skyscraper Award 2014,  riescono a suggerire l’immagine di  vele spiegate o ventagli cinesi. E proprio come ventagli cinesi i volumi girano uno intorno all’altro intersecandosi e fondendosi in un’unica piattaforma comune. Gli edifici sono diventati un punto di riferimento del contesto cittadino di Pechino, integrandosi e caratterizzando l’ambiente.

Nel 2011 viene terminato il Riverside Museum a Glasgow in Inghilterra. Premiato nel 2013 come Museo Europeo dell’anno, visto dall’alto si presenta come la sagoma nervosa di una zeta.

Il museo, affacciato sul fiume Clyde, richiama nelle sue forme a zig zag il fluire del fiume e il suo ruolo fondamentale per la città Glasgow.

Nel 2014 viene ultimato il Centro Culturale Polifunzionale Dongdaemun Design Plaza a Seoul, una struttura enorme dall’effetto translucido per i rivestimenti in acciaio e alluminio e per le innumerevoli luci a led che la illuminano di notte.

A rendere fluida l’intera struttura, come una corrente marina o il vento che si incanala attraverso le pareti, Zaha Hadid ha concepito una strada che entra all’interno della struttura stessa.

L’ARCHITETTURA DELLE TORRI

Zaha Hadid rivoluziona anche il concetto di torre, non più costruita direttamente nel terreno, isolata dal contesto urbano, ma su una piattaforma attrezzata a servizi.

La prima è la CMA CGM Tower, a Marsiglia, inaugurata nel 2011.

Il contrasto tra gli elementi chiari e quelli scuri delle differenti facciate della torre danno l‘illusione di una rottura verticale attraverso la fluidità dei due vettori  che da terra si slanciano verso il cielo, convergendo prima per poi divergere, in un continuo gioco dinamico.

L’edificio che compie una vera e propria rivoluzione nel concetto di torre è il Jockey Club Innovation Tower a Hong Kong terminato nel 2014 e  costruito su una piattaforma che organizza anche la circolazione sia pedonale che veicolare.

Abbiamo una trasformazione del concetto di torre con una geometria più fluida, una torre generata, fisicamente, da una stratificazione irregolare, sottolineata da parti finestrate che si pongono come feritoie. La forma organica come elemento architettonico, la superficie irregolare, l’evidenziazione dei piani sfalsati e le superfici vetrate sono tutti elementi che concorrono a creare un continuo movimento.

A Milano, nel nuovo quartiere di Citylife, è stata ultimata nel 2017 la Torre Hadid, una struttura che dà la sensazione di un grattacielo che si avvita verso il cielo.

La geometria dell’edificio è rappresentata da una forma in torsione, con le dimensioni e l’orientamento dei piani variabili lungo l’asse verticale, secondo espressioni matematiche definite. La torsione è resa da una sequenza di pilastri inclinati, questo movimento è contrastato da un nucleo centrale perfettamente verticale in cemento armato.

La torre Hadid è collegata alla base da un volume successivo, il Podium, un elemento funzionalmente e strutturalmente indipendente a forma libera in acciaio e calcestruzzo, totalmente integrata con l’architettura.

LE ARCHITETTURE EFFIMERE

Zaha Hadid si è occupata anche di architetture effimere, ovvero  padiglioni espositivi itineranti, trasportabili per altri scopi e luoghi.  Un esempio è il padiglione  Mobile Art Pavillon per Chanel nel 2007, commissionato dallo stilista Karl Lagerfeld. La struttura, di grande effetto scenografico, è realizzata da un’orditura di elementi in alluminio coperti da materiale termoplastico.

Un altro esempio di architettura effimera è il Burnham Centennial Pavilion, realizzato a Chicago nel 2009; rivestito da un involucro in materiale sintetico suggerisce la sensazione di plastica scultorea.

Abbiamo chiesto a Zaha Hadid di sollecitare gli abitanti di Chicago a pensare in modo nuovo. Un gran numero di persone ha interagito con la potente bellezza di queste forme innovative e scoperto nuovi modi di pensare l’architettura e Chicago.” Emily J. Harris, direttore esecutivo del comitato per il Centenario del Piano Burnham.

IL DESIGN

Zaha Hadid non si limita all’architettura, ma è coinvolta nel design a 360 gradi, dagli arredi, alla moda, ai gioielli e perfino agli yacht. Un’ecletticità e una genialità senza pari.

Collabora principalmente con Sawaya e Moroni, con Cassina, con B&B Italia e Artemide per gli arredi.

Architettura, design e moda si fondono in anelli e bracciali, vere e proprie geometrie d’avanguardia da indossare. Per Georg Jensen disegna una linea di gioielli in argento, rodio nero e diamanti neri dalle forme scultoree e curve,  per Bulgari rielabora in chiave architettonica l’iconica  serie B.Zero1.

Architettura, design e moda si fondono in anelli e bracciali, vere e proprie geometrie d’avanguardia da indossare. Per Georg Jensen disegna una linea di gioielli in argento, rodio nero e diamanti neri dalle forme scultoree e curve,  per Bulgari rielabora in chiave architettonica l’iconica  serie B.Zero1.

 

Come un oggetto dinamico che si muove in ambienti dinamici, la progettazione di uno yacht deve incorporare parametri aggiuntivi oltre a quelli dell’architettura: tutto diventa molto più estremo in acqua. Ogni yacht è una piattaforma di ingegneria che integra specifiche esigenze idrodinamiche e strutturali insieme con i più alti livelli di comfort, qualità e sicurezza del territorio” Zaha Hadid

Con queste parole Zaha Hadid presenta il design dei super yacht della serie Jazz prodotti dai cantieri navali Blohm+Voss, un prototipo di 128 metri e 5 yacht da 90 metri, modificabili secondo i gusti del committente.

Cantieri Blohm+Voss – Yacht Jazz – Prototipo by Zaha Hadid

 

Zaha Hadid muore improvvisamente il 31 marzo del 2016.

Il suo studio, Il Zaha Hadid Architect, ha attualmente uno staff di circa 400 persone tra ingegneri, architetti, designers, e progettisti. Ha lasciato moltissimi progetti che quasi sicuramente verranno realizzati.

L’architettura, liberata da Zaha Hadid, non sarà mai più la stessa.

 

Per approfondire si rimanda a questo articolo:https://www.giusybaffi.com/decostruttivismo-architettura-spazio-in-evoluzione/

©Giusy Baffi 2020 (pubblicato su ArteVitae.it 11 marzo 2019 e 25 marzo 2019 )

Bibliografia:

Philip Jodidio, HADID complete works 1979-2009, Tashen

Flavio Levi, Zaha Hadid. Nessun limite all’invenzione, Phasar Edizioni

Kathryn B. Hiesinger, Patrik Schumacher, Zaha Hadid, Form in Motion, ZHA

Joseph Giovannini, Zaha Hadid, Judith Turner: A Dialogue, Edition Axel Menges

 

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