14 Settembre 2020

L’ARCHITETTURA DECOSTRUTTIVISTA, SPAZIO IN EVOLUZIONE – The Deconstructivist Architecture, Space in Evolution


All’opposto dell’architettura razionalista e rigorosa, il decostruttivismo è il movimento che caratterizza l’architettura moderna, attraverso una ricerca continua di forme e strutture libere, esasperate in spettacolari incrinature, decentramenti e dissimetrie, forme come espressione di una contemporaneità instabile.

Si viene così a creare un codice compositivo del tutto innovativo, che, grazie all’aiuto del computer e dei nuovi materiali tecnologicamente avanzati come acciaio, vetro e cemento, utilizza prospettive multiple per rappresentare un nuovo modo di vedere, trasformandosi così in un modello alternativo alle regole progettuali.

In contrast to rational and rigorous architecture, deconstructivism is the movement that characterizes modern architecture, through a continuous search for free forms and structures, exaggerated in spectacular cracks, displacements, and asymmetries, forms as an expression of an unstable contemporaneity.

This gives rise to a completely innovative compositional code, which, with the help of computers and new technologically advanced materials such as steel, glass, and concrete, uses multiple perspectives to represent a new way of seeing, thus transforming into an alternative model to design rules.

L’architettura decostruttivista, che ha le sue origini nelle avanguardie pittoriche del primo ‘900, dal futurismo alle avanguardie russe di Malevich, Mondrian e Kandinsky; si potrebbe semplificare come l’architettura senza geometrie, un’architettura euclidea.

Deconstructivist architecture, which has its origins in the artistic avant-gardes of the early 20th century, from Futurism to the Russian avant-garde of Malevich, Mondrian, and Kandinsky; it could be simplified as architecture without geometries, a Euclidean architecture.

Liberatosi dal rigore cartesiano, che attribuisce agli oggetti confini e posizioni precise ed immutabili,  il decostruttivismo diventa spazio in evoluzione, la cui forma si definisce e si trasforma con un occhio attento e presente sull’arte concettuale, in una costante ricerca tra opposti e discipline solo apparentemente distanti dall’architettura tradizionale (semantica, linguistica, estetica).

Freed from Cartesian rigor, which assigns precise and immutable boundaries and positions to objects, deconstructivism becomes an evolving space, whose form is defined and transformed with a attentive and present eye on conceptual art, in a constant search between opposites and disciplines that are only seemingly distant from traditional architecture (semantics, linguistics, aesthetics).

 

L’architettura decostruttivista rimane di fatto l’ultima corrente culturale del ‘900, nata intorno agli anni ’80 del secolo scorso.

I massimi esponenti di questa architettura, pur con enormi differenze tra di loro, sono Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Peter Eisenman, il gruppo Coop Himmelb(l)au e Bernard Tschumi.

Deconstructivist architecture remains, in fact, the last cultural movement of the 20th century, born around the 1980s.

The leading figures of this architecture, despite significant differences among them, are Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Peter Eisenman, the Coop Himmelb(l)au group, and Bernard Tschumi.

Il manifesto della decostruzione architettonica è rappresentato dal lavoro di Bernard Tschumi con il progetto del Parc de la Villette a Parigi nel 1983.

Il nuovo parco nasce dalla sovrapposizione di tre strati, tre sistemi autonomi che evocano la teoria di Kandinsky su punto, linea e superficie: i punti rossi, chiamati Folies, sono formati da una serie di oggetti architettonici rivestiti in lamiera rossa, le linee sono i percorsi evidenziati da pensiline metalliche, che disegnano una trama per addentrarsi nel parco, le superfici sono ricavate dallo spazio rimanente dovuto all’intersezione dei diversi percorsi ed è costituito da aree di prato.

The manifesto of architectural deconstruction is represented by the work of Bernard Tschumi with the project of Parc de la Villette in Paris in 1983.

The new park arises from the overlapping of three layers, three autonomous systems that evoke Kandinsky’s theory of point, line, and surface: the red points, called “Folies,” are composed of a series of architectural objects covered in red sheet metal, the lines are the pathways highlighted by metal canopies, which trace a pattern to explore the park, and the surfaces are derived from the remaining space resulting from the intersection of different paths, consisting of grassy areas.

Bernard Tschumi – Parc de la Villette – Progetto

“L’architettura, credo, è necessaria per segnare la memoria collettiva.” Peter Eisenman

Le architetture di Peter Eisenman sono alla ricerca di nuovi itinerari creativi, di una nuova geometria della forma e dello spazio, di un’organicità intrinseca, con progetti unici ed irripetibili nella apparente casualità compositiva di una forma in divenire, sperimentando in modo visionario il rapporto tra forma, tecnologia e luce.

“Architecture, I believe, is necessary to mark collective memory.” – Peter Eisenman

Peter Eisenman‘s architectures are in search of new creative paths, a new geometry of form and space, an intrinsic organic quality, with unique and unrepeatable projects in the apparent compositional randomness of a form in becoming, experimentally envisioning the relationship between form, technology, and light.

Suo è il memoriale dell’Olocausto a Berlino, costruito con 2.711 lastre di cemento grigio di diverse altezze, disposte su un sito di 19.000 metri quadrati. Il memoriale è in leggera pendenza e la sua forma ondulata è diversa ovunque ci si trovi, dando la sensazione di “essere perso nello spazio nel tempo”.

He is the creator of the Holocaust Memorial in Berlin, constructed with 2,711 gray concrete slabs of varying heights, arranged on a site spanning 19,000 square meters. The memorial is on a gentle slope, and its undulating shape varies from every angle, creating the sensation of “being lost in space and time.”

Peter Eisenman – Memoriale dell’Olocausto – Berlino
Peter Eisenman – Memoriale dell’Olocausto – Berlino ©GiusyBaffi

 

Daniel Libeskind, altro architetto decostruttivista, è stato allievo di Eisenmann alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art University di New York.

Il suo filo conduttore è la progettazione di un’architettura drammatica in rapporto con la Storia. L’effetto drammatico viene ottenuto con i suoi tagli trasversali, piani inclinati, i percorsi a zig-zag.

https://www.giusybaffi.com/daniel-libeskind-archistar-del-nostro-tempo/

Daniel Libeskind, another deconstructivist architect, was a student of Eisenman at the Cooper Union for the Advancement of Science and Art University in New York.

His guiding principle is the design of dramatic architecture in relation to history. The dramatic effect is achieved through his cross-cuts, inclined planes, and zig-zag pathways.

Frank Ghery mette a punto un nuovo modo di progettare, scomponendo i volumi in forme irregolari attraverso un gioco complesso di compenetrazione fra di essi con spigoli e tagli, creando effetti plastici in un continuo gioco di pieni e di vuoti.

Frank Gehry develops a new way of designing by breaking down volumes into irregular shapes through a complex interplay of interpenetration among them, using edges and cuts, and creating plastic effects in a continuous play of solids and voids.

Frank O. Ghery – Walt Disney Concert Hall – Los Angeles

Altro elemento tipico del decostruttivismo è quello di interpretare l’architettura come un’organizzazione stratificata, Zaha Hadid è l’esempio più concreto di questa nuova concezione di stratificazione degli edifici; Zaha Hadid gestisce l’architettura come un organismo complesso, leggibile attraverso  diversi strati interconnessi tra di loro e dando importanza all’irrazionalità; la sua è un’architettura frammentata, scomposta in vari elementi non ortogonali i cui spazi interni sono come svuotati, intervallati e interconnessi tra loro attraverso un sapiente uso di passerelle.

Another typical element of deconstructivism is to interpret architecture as a layered organization. Zaha Hadid is the most concrete example of this new conception of building stratification. Zaha Hadid manages architecture as a complex organism, readable through different interconnected layers, and emphasizing irrationality. Hers is a fragmented architecture, decomposed into various non-orthogonal elements, where interior spaces are emptied, interspersed, and interconnected through skillful use of walkways.

Galaxy Soho – Hong Kong – Zaha Hadid 2012
Zaha Hadid Zaha Hadid Architects.- Meixihu International Culture & Arts Centre Chagsa (Cina) ©Virgile-Simon-Bertrand

Le stesse linee sinuose con tagli verticali creano all’interno una serie di suggestioni visive, un’ispirazione a forme organiche e continue, dove una forma si evolve e si involve l’una nell’altra senza una cesura netta fra di esse.

L’interno della Serpentine Sackler Gallery a Hyde Park, Londra, 25 settembre 2013 (Oli Scarff/Getty Images)

https://www.giusybaffi.com/zaha-hadid-un-linguaggio-architettonico-di-fluidita-e-natura/

 

Rem Koolhaas è l’architetto più razionalista del decostruttivismo, ma di lui se ne parlerà in maniera più dettagliata prossimamente.

Rem Koolhaas is the most rationalist architect within the realm of deconstructivism, but a more detailed discussion of him will be provided in the near future.

https://www.giusybaffi.com/rem-koolhaas-una-personalita-poliedrica/

https://www.giusybaffi.com/rem-koolhaas-una-personalita-poliedrica-seconda-parte/

https://www.giusybaffi.com/rem-koolhaas-una-personalita-poliedrica-terza-parte/

https://www.giusybaffi.com/education-city-a-doha-quando-larchitettura-si-fonde-con-la-conoscenza/

Rem Koolhaas- Studio OMA – 121 east 22nd street New York ©OMA

 

Sintetizzando, i temi fondamentali del decostruttivismo sono le superfici esterne concepite come una pelle architettonica che si evolve senza cesure, l’uso interno di una spazialità continua, senza la frammentazione dei locali, la creazione di geometrie complesse in frammentazioni drammatiche, il tutto in una continua sperimentazione che va oltre qualsiasi regola ed una percezione plastica-scultorea i cui elementi riescono a diventare organici. In pratica, eliminando completamente la rigidità modernista si raggiunge, con l’architettura decostruttivista, una rappresentazione dinamica del concetto di movimento.

In summary, the fundamental themes of deconstructivism include external surfaces conceived as an evolving architectural skin without interruptions, the internal use of continuous spatiality without room fragmentation, the creation of complex geometries through dramatic fragmentation, all within a continuous experimentation that transcends any rules, and a plastic-sculptural perception where elements become organic. In practice, by completely eliminating modernist rigidity, deconstructivist architecture achieves a dynamic representation of the concept of movement.

 

Bibliografia:

Mark Wigley, The Architecture of Deconstruction: Derrida’s Haunt – Mark Wigley edizioni

Paolo Roseti,  La decostruzione e il decostruttivismo. Pensiero e forma dell’architettura – Edizione Gangemi

Delfo Del Bino, Decostruttivismo e architettura – Pontecorboli editori

 

©Giusy Baffi 2020

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