21 Ottobre 2019

INTARSI EMILIANI


Rolo è una piccola cittadina di circa 3.700 abitanti distante pochi chilometri da Reggio Emilia ben conosciuta dal  mercato antiquario per gli arredi intarsiati.

Già nel 1777 si legge, in una relazione del podestà  che “L’arte poi o mestiere che qui in gran credito fiorisce si è quela de legnaioli fabbricatori di Burrò, Commò e Tavolini tutti intresciati con intagli dissegni e lavori particolari di legnami, e di questi ve ne sono dieci botteghe, rittenute però entro le rispettive case……”  e, se si considera che all’epoca Rolo contava solo 1630 anime, la presenza sul territorio di ben 10 botteghe di ebanisti era un fatto di per sé straordinario.

La storia

Ma la storia degli ebanisti di Rolo inizia molto tempo prima,  pare addirittura intorno al 1450, quando in Emilia prende il sopravvento la decorazione a commesso, mutuata quasi certamente dagli intarsi a commesso sia in legno che in marmo della vicina toscana. Bisogna anche sottolineare che Rolo era affrancata dalla vicina Reggio Emilia in quanto feudo imperiale e autonomo, assegnato alla famiglia Sessi, minuscola signoria rurale che si protrasse fino al 1776. Tale signoria, pur essendo di scarso interesse sotto il profilo economico e politico, lo fu invece per i rapporti che essa aveva con istituzioni e personaggi importanti. Che i Sessi utilizzassero il lavoro dei falegnami locali pare evidente,  come è altrettanto evidente che l’ebanisteria fiorì in virtù dei numerosi lavori commissionati. Altra considerazione da fare è che a Rolo, fortunatamente e contrariamente alla maggior parte degli altri feudi italiani,  non erano presenti le Corporazioni, che, volendo tutelare gli interessi degli associati, limitavano la libertà d’impresa e di lavoro oltre che tenere alti i prezzi. Questa assenza riuscì a dare un maggior impulso allo sviluppo dell’ebanisteria.

I legni e gli intarsi

Per evidenti motivi squisitamente economici, gli artigiani rolesi dovevano scegliere i pochi legni di provenienza locale privilegiando, per i mobili in massello, il noce biondo leggermente venato di provenienza parmense o, più raramente, il ciliegio.

Le essenze per le lastronature e per gli intarsi avevano anch’esse una provenienza locale, essendo quelle esotiche parecchio care. Ecco quindi utilizzare l’olmo, il gelso, il frassino, il pero, l’acero, il bosso, il nespolo, il mandorlo, il carrubo, come pure le radiche di pioppo, di olmo, di acero e di noce, molto più raramente veniva utilizzato il bois de rose.

Gli intarsi erano applicati utilizzando le tre tecniche: a buio, a toppo, a incastro.

Le figure intarsiate vengono sviluppate seguendo temi mitologici, religiosi, storici e di costume; questi artigiani ebanisti  non potevano permettersi modelli originali forniti dai pittori, come avveniva normalmente per le altre manifatture. Ciò nonostante essi riuscirono ad eseguire mobili che, pur non essendo innovativi stilisticamente, avevano raggiunto un’interpretazione d’intarsio di altissima qualità, come si desume dalle alte committenze, e nulla avevano da invidiare rispetto agli intarsi eseguiti in centri più rinomati.

Gli ebanisti di Rolo seppero adeguarsi alle mode, proponendo mobili sempre attuali, tant’è che dalla seconda metà dell’ottocento con l’inizio delle lavorazioni seriali e industriali essi seppero stare al passo con i tempi, introducendo nelle loro botteghe poche macchine per la produzione in serie ma mantenendo un livello di qualità estremamente artigianale.

I mobili

Tra le tipologie più comuni prodotte a Rolo troviamo  cassettoni, comodini,  tavoli e tavolini di ogni misura e foggia.

I cassettoni, i comodini  e i cassettoni a ribalta per la maggior parte in stile neoclassico, estremamente lineare, hanno spesso intarsi geometrici, racemi, a volte vedute prospettiche con una predilezione per i motivi architettonici attinti dal repertorio rinascimentale.

Ma è con i tavoli e tavolini che gli artigiani di Rolo mostrano la loro fantasia e abilità.

 A forma rettangolare, quadrata, esagonale, ottagonale, a tiro, a libro, a bandelle, a vela, da centro, da parete, rotondi, ovali, con quattro gambe oppure con gamba centrale ogni piano diventa un pretesto per virtuosismi di intarsio.

Ed ecco che troviamo intarsiate, con innumerevoli sfumature di essenze, figure storiche e mitologiche, divinità pagane, animali, elementi zoomorfi, motivi stellari replicati all’infinito, oppure geometrici, parqueterie, mosaici e poi filettature di ogni tipo, il tutto in un gioco continuo di effetti chiaroscurali contrastanti.

 

 

 

 

Le tecniche di intarsio

Intarsio a buio o alla certosina

Si effettua uno scavo nel legno seguendo il disegno prestabilito per inserirvi le tessere di legno o di qualunque altro materiale, il cui spessore è uguale a quello scavato sul piano da intarsiare. Viene chiamato alla certosina perché furono proprio i seguaci di San Brunone, fondatore dell’ordine, a eseguire preziosi intarsi in osso o avorio con questo metodo.

Intarsio a toppo o a blocco

Consiste nell’incollare bacchette di legno disposte in fasci diversi fino ad ottenere, osservando la “testa” del blocchetto che nel frattempo si è formato, il disegno desiderato.

A questo punto il blocchetto viene affettato in sottili lamelle di disegno.

Accostando le lamelle si realizzano bande, fasce, profili e nastri in maniera rapida e precisa.

Questo tipo di intarsio, di grande sviluppo tra il ‘700 e l’800, avrà un notevole sviluppo a Rolo e a Sorrento, costituendo anche l’inizio di una lavorazione industriale.

Intarsio a incastro o negativo/positivo

E’ una tecnica che comprende diverse fasi di esecuzione: sul banco vengono sovrapposti due o più piallacci di uguale spessore fissate tra loro e sulle quali viene incollato un disegno prestabilito; si procede segando i piallacci intorno al disegno, si ottengono così parti perfettamente identiche e ugualmente ritagliate e sagomate con cui si costituisce, a piacimento, il fondo e il disegno.

In Francia questo tipo di intarsio fu utilizzato da Boulle e poi conosciuto come intarsio Boulle

In Italia, l’intarsio ad incastro, fu usato superbamente da Giuseppe Maggiolini che sicuramente fu l’esponente più alto di questa arte nel XVIII° sec.

Tra i collanti naturali, oltre alle colle a base di ossa di coniglio venivano utilizzate, con discreto successo, anche colle a base di aglio.

Bibliografia: L’arte della tarsia a Rolo a cura di Castagnaro-Ferretti-Truzzi edizione Comune di Rolo

 

©Tutte le foto sono tratte dal libro L’arte della tarsia a Rolo a cura di Castagnaro-Ferretti-Truzzi edizione Comune di Rolo

 

©Giusy Baffi 2019 (pubblicato su Cose Belle Antiche e Moderne N. 5 marzo 2010)

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