15 Novembre 2019

NON CHIAMIAMOLO AMORE: quelle come me urlano in silenzio


Mai abbassare i fari sul tema della violenza contro le donne, non basta dedicare un giorno di cortei e scarpette rosse per pensare di risolvere il problema, la violenza sulle donne si perpetra ogni giorno, dalla discriminazione al femminicidio, attraverso un percorso dalle mille umilianti sfaccettature.

Dedicato a tutte le Anna, le Maria, le Elisa, le Claudia, le Arietta, le Sara, le Michela, le Federica, le Debora, le Liliana, le Fiorella, le Marisa e a tutte quelle donne che non ce l’hanno fatta.

Dice di amarti, chiede perdono, si scusa, ti regala dei fiori.

Gli credi, almeno una parte del tuo cuore vuole crederci.

Lo giustifichi: ha bevuto un bicchiere di troppo, ha problemi di lavoro, è colpa tua se non capisci i suoi problemi.

Arriva la sera, con il cuore in gola senti girare la chiave nella serratura, lui entra, tu scruti il suo sguardo per cercare di capire, sorridi, hai tuo figlio piccolo vicino a te e non deve percepire il terrore che ti irrigidisce, che ti blocca il respiro.

Speri che per questa volta la serata passi tranquillamente. Un pugno sul tavolo, una scusa banale, un cambio di canale tv, il cibo non perfetto: basta un pretesto qualunque e vola la prima parolaccia, il primo secco ceffone sulla faccia.

Fingi di niente, metti tuo figlio a letto, gli leggi una favola e alla fine esci dalla sua cameretta ed affronti il mostro, sapendo già cosa sta per accadere. Lui è sprofondato sul divano, il bicchiere in mano, gli occhi pieni di odio.

Sai che basta un nulla perché si scateni l’inferno. E puntualmente si scatena.

Ti afferra per i capelli, ti scaraventa a terra, ti riempie di botte e calci (i calci fanno meno segni), poi si pente immediatamente, ti inonda di baci, ti chiede scusa, vuol fare l’amore.

Subito.

Ti prende e ti violenta.  Tu subisci in silenzio, attenta a non svegliare tuo figlio.

La notte passa, lui dorme e tu piangi, piano piano per non farti sentire. Il corpo dolorante, l’anima ferita a morte.

Non sai con chi parlare, con chi sfogarti, hai paura, ti vergogni, arrivi al punto di pensare che sia tutta colpa tua, lo giustifichi. Oppure ti ribelli, lo denunci, ma le tue denunce cadono nel vuoto, non vieni creduta, diventi tu la colpevole agli occhi della polizia, agli occhi della tua stessa famiglia d’origine.

C’è anche un’altra violenza, ancora più subdola di quella fisica, quella verbale: “taci che non capisci niente” “ma cosa parli se le cose non le sai” “se non ci fossi io tu saresti una povera mentecatta” “ringrazia che mi hai incontrato” “TU NON VALI NIENTE”.

E alla fine ti convinci che tra te e un escremento non c’è nessuna differenza, che Lui è quello intelligente e che sei tanto fortunata di vivere al fianco di un novello Einstein.

Finalmente apri gli occhi e capisci che quello non è amore, ma inferno.

E reagisci. Lo lasci, ti separi.

Sembrerebbe finita così, invece no.

Lui non accetta la separazione, non accetta e forse neanche capisce il perché del rifiuto, non si rassegna e inizia un altro calvario.

Ti telefona, ti perseguita, ti insulta, dice che ti ama, che ti ha sempre amata, che senza di te non vive.

Lo denunci nuovamente. Spesso non vieni ancora creduta.

Ti chiede un ultimo appuntamento e tu ci vai e sono gli ultimi passi che fai.

©Giusy Baffi 2019

Tra il 2000 e i primi dieci mesi del 2018 in Italia le donne uccise sono state 3.100, una media di più di tre a settimana. E in quasi tre casi su quattro (il 72 per cento) si è trattato di donne cadute per mano di un parente, di un partner o di un ex partner. Una donna è uccisa ogni 72 ore. (Fonte Eures – Ricerche economiche sociali)

Barbara Stoia, Cristina Masoni, Gloria Musa, Rosita Lusignani, Andrea Lorenzetti, Fabio Salvi: sei fotografi e un’idea, una mostra denuncia contro violenza sulle donne, una mostra fotografica itinerante, accompagnata ogni volta da interventi di danza, poesia, teatro e, soprattutto, informazione.

Una mostra che è partita da Calenzano nel 2019, per poi toccare altre località italiane, a Milano è stata presente nel mese di marzo del 2019 e terminare nel 2020. Le fotografie parlano da sole, la parte narrante è mia.

Il titolo della mostra è stato ispirato al verso di una meravigliosa poesia di Alda Merini:

Quelle come me

Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.

Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…

Alda Merini

 

©Giusy Baffi 2019 (pubblicato parzialmente su Artevitae.it. 25 febbraio 2019)

© Ringrazio Barbara Stoia, Cristina Masoni, Gloria Musa, Rosita Lusignani, Andrea Lorenzetti, Fabio Salvi per avermi concesso l’uso delle loro foto, soggette a copyright. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.

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